Tu quoque, Brute, fili mi! (Parte I)

Ci sono stagisti e stagisti. Ci sono stagisti per scelta e stagisti per caso. Ci sono stagisti singoli o stagisti riuniti in piccoli fortunati sciami.

E poi ci sono gli stagisti allenatori

Li chiameremo stagisti-coach, per fare gli internazionali.

Ho fatto parte di questa categoria per molti anni, dopo un breve (e molto poco utile a dire il vero) corso di formazione per istruttori della FIDAL.

Te lo immagini così al tuo primo ingresso in aula: ok, faccio il corso, dopodiché allenerò un piccolo gruppo che diventerà leggendario, allenerò due tre campioncini che mi spalancheranno le porte del corso da allenatore, poi li porterò agli italiani e tutti verranno a chiedermi come ho fatto, qual è il mio metodo, qual è il mio segreto. E io risponderò con un sorriso modesto che è solo la mia esperienza di atleta che voglio trasmettere ai miei ragazzi. Uno vincerà gli italiani e verrà ad abbracciarmi dopo la performance spaziale che farà. Mi intervisteranno alla RAI, e con piglio deciso dirò alla Caporale: “Continueremo a lavorare perché non si migliora mai abbasatanza”.

La realtà distrugge presto tutti i sogni di gloria.

Dopo qualche settimana di corsi in aula sulle basi delle basi delle basi dell’atletica e qualche corso  sul campo, gli stagisti-coach sono chiamati a gestire orde di ragazzini scalmanati senza alcuna idea di come mettere un piede davanti all’altro per correre e non lasciare qualche dente sul tartan alla prima curva.

Ok, diranno fiduciosi, non si può che migliorare.

E allora, con la buona volontà che contraddistingue gli stagisti e un’innata positività, si metteranno a pianificare. Scriveranno programmi. Prenderanno appunti sulle misure e i tempi che i giovincelli baldanzosi faranno negli allenamenti. Pianificheranno giornate di test pregara, per non mandarli allo sbaraglio. Pianificheranno giornate di riposo in vista delle prime competizioni. Pianificheranno allenamenti alternativi per tenere alto lo spirito e l’attenzione degli allievi insubordinati e senza un briciolo di disciplina. Pianificheranno le loro giornate per farci stare tutto, lavoro, studio, dentista, allenamenti, ecografia al tendine infiammato, cena dalla nonna e, perché no, anche fidanzata dopo cena.

Succederà altro, ovviamente. L‘orda di ragazzini di settembre/ottobre diventerà il gruppo di novembre che diventerà il gruppetto di dicembre che diventerà il singolo autolesionista di gennaio, quando ci sono -12 gradi e un vento che taglia le orecchie.

Guai a chiamare i genitori per chiedere spiegazioni. “Siamo sotto le feste!”. “Ha anche catechismo!”. “Fa freddo!”.  Quando piove, “piove!”, quando fa caldo, “è troppo caldo”, quando nevica “si va a sciare!”. E la mia preferita: “Deve studiare!”.

Breve parentesi. Abbiamo tutti frequentato la scuola dell’obbligo. Licei, Istituti, Professionali. La maggioranza dei ragazzi che conosco che si sono sempre impegnati nello sport (non solo compagni di allenamenti, ma anche amici conosciuti sui banchi di scuola) in modo serio e con una certa disciplina sono sempre stati in grado di fare tutto. TUTTO. Alcuni oggi sono medici, alcuni sono ingegneri, altri sono operai, altri ancora stanno ancora studiando. Non è di certo stato lo sport a menomarli in qualche modo e a impedire di riuscire nella vita e di trovare lavoro, stabilità e alcuni ad oggi anche famiglia. Sappiatelo.

Comunque, la battaglia sul “deve studiare” è persa. Che fai, tu povero allenatore ti metti contro il dovere sacrosanto di studiare/fareicompiti/sostenereinterrogazioni/nonprenderedebiti? Ti puoi mettere contro il meteo pianificando allenamenti indoor o nelle micro palestre che il campo ha a disposizione. Ti puoi mettere contro le feste sottolineando che i ragazzini hanno molto tempo in più per studiare. Ma contro la scuola sei fregato.

E allora tutta la tua pianificazione se ne va via sulle ali del vento. Pensi “vabbè, salteranno le indoor, tanto le indoor non sono importanti come le outdoor”.

Gli stagisti-coach, come abbiamo detto, sono degli inguaribili positivi. Continueranno di sicuro a presentarsi a orari e giorni prestabiliti, senza buio, freddo, vento, grandine, meteorite che li possa fermare. E i ragazzini riappariranno. Riappariranno con il caldo, con il tepore della primavera in arrivo, non scoraggiatevi. Timidamente, ripartiranno gli allenamenti, ormai senza più lo scientifico filo logico che avevano all’inizio nella testa del coach, ma va bene lo stesso.

Si andrà avanti imperterriti. Senza nessun ostacolo, senza nessuna esitazione.

Poi arriveranno le gare.

[Alla prossima puntata]